7568

#7568
expander
Partecipante
  • Disciplina preferita:

      Ciao Zizza,

      a supporto della tua discussione sugli alberi volevo riportare un'intervista a Peter MUNZLINGER, designer delle ben conosciute Point 7, e Rossano BISIOLI, product manager di ITALICA S.p.A., uno dei maggiori produttori di alberi in carbonio (fanno alberi per North, Severne, Gaastra, ecc…).

      L'articolo è uscito qualche anno fa, credo su Windsurf Italia:

      (…)

      COME DISTRICARSI IN UNA FORESTA D'ALBERI

      di Peter MUNZLINGER

      Con questo articolo vogliamo fare il punto sul variegato mondo degli alberi. Sono stati scritti tanti articoli e tante cose si continuano a leggere ma purtroppo ancora troppo spesso cose inesatte o poco chiare. Nelle prossime righe cercheremo di spiegare con semplicità, evitando di andare troppo sul tecnico, tutto quello che c'è da sapere sul mondo degli alberi da windsurf. Per concepirlo siamo andati presso la ditta ITALICA, di Pordenone, uno dei principali produttori di alberi al mondo, dove insieme a Rossano Bisioli, responsabile della ricerca e sviluppo, abbiamo affrontato tutti i temi che riguardano gli alberi, sia dal punto di vista delle prestazioni che da quello della costruzione. Abbiamo anche potuto usare le loro nuovissime macchine di misurazione, per portare a termine degli interessanti test su curve e reflex, che ci hanno aiutato a verificare alcuni concetti e idee molto interessanti.
      E' chiaro a tutti che il rig da windsurf è un'entità in cui tutte le componenti devono lavorare in sinergia, in particolare la vela insieme a un determinato albero con certe caratteristiche di rigidezza e curva. Nel windsurf stranamente l'attenzione maggiore viene sempre rivolta alla tavola o alla vela, mentre vengono quasi completamente ignorate, forse perché meno visibili, altre componenti fondamentali ad un buon funzionamento quali la pinna o appunto l'albero, che è quello che ci interessa in questa sede. Troppo spesso capitano in negozio quei clienti che acquistano la vela di ultimo grido, per poi abbinarci un albero mediocre, perché non sono rimasti loro abbastanza soldi. Io cerco sempre di spiegare che, se proprio bisogna risparmiare sarebbe più intelligente risparmiare qualcosa sulla vela, per investire qualcosa di più nell'albero, ne guadagnerebbero le prestazioni e il divertimento in acqua.
      Ma come fare a districarsi fra quella montagna di alberi, misure, diametri, rigidezza, percentuali di carbonio e tecniche di costruzione, presenti sul mercato? Cercheremo di spiegarvelo in maniera schematica

      MODELLI

      Sul mercato si trovano principalmente due tipi di albero, diametro standard e diametro ridotto o skinny o RDM. I termini standard e ridotto si riferiscono al diametro della base, che deve essere compatibile con le prolunghe ed è rispettivamente di circa 48 mm e 38 mm. Dalla base in poi il diametro dell'albero si riduce progressivamente fino al top in maniera diversa a seconda del modello e del design. Quanto alle caratteristiche che influenzano il comportamento dell'albero, possiamo dire che un diametro maggiore produce una rigidezza maggiore, per questo motivo gli alberi sono più flessibili in penna dove il diametro è inferiore. Anche più strati di materiale producono una rigidezza maggiore. Per questi motivi un albero standard e un RDM a parità di misura avranno comunque un comportamento diverso, ne riparleremo in seguito.
      Sul mercato troviamo alberi dai 340 cm ai 580 cm di lunghezza con un modello ogni 30 cm, ma fortunatamente le lunghezze e il grado di rigidezza si sono abbastanza standardizzati. Le maggiori differenze le troviamo fra le curve, anche se in genere i produttori sono restii a indicarle.
      Il gran numero di lunghezze serve ad abbinare l'albero giusto con tutte le vele disponibili che spaziano dai 3mq ai 12,5mq, comunque a livello pratico, se si sceglie bene, si può coprire tutto il range delle proprie uscite con 2 alberi, massimo 3, ed essere perfettamente trimmati in ogni condizione.
      Gli alberi poi sono disponibili con diverse percentuali di carbonio, dal 30% al 100%, dove a una percentuale più bassa corrisponde un peso maggiore e un prezzo più basso. E' evidente che una più alta percentuale di carbonio offra molteplici vantaggi, ma è anche vero che non sempre il 100% carbonio significa il migliore albero. Infine abbiamo il metodo di costruzione, che può essere per filament winding, dove i fili sono intrecciati da una macchina attorno a uno stampo, e il più moderno metodo pre-preg, dove carbonio e tessuto di vetro pre-impregnati di resina, precedentemente tagliati ad hoc vengono avvolti intorno ad uno stampo.

      LA MISURA DEGLI ALBERI, RIGIDEZZA, CURVA

      Per poter confrontare diversi alberi fra di loro, oltre alle sensazioni che possono dare in navigazione, fin da subito si sono cercati dei metodi di misurazione a secco, in grado di dare dei dati oggettivi e facilmente confrontabili.
      In principio si misurava solo la rigidezza, applicando un peso all'estremità dell'albero bloccato alla base. La maggiore o minore flessione del top ovviamente indicava il grado di rigidezza, che è anche un fattore importante per le prestazioni di un albero, un albero troppo morbido, vi fa planare più tardi ed è poco reattivo, mentre un albero troppo rigido vi fa faticare troppo, non perdona gli errori e rende il rig ingestibile con vento forte.
      La rigidezza da sola tuttavia non da indicazioni sufficienti su tutte le caratteristiche di un albero. Infatti successivamente con il progresso tecnologico delle vele è nata l'esigenza di produrre alberi più curati e con un controllo maggiore della curva che andavano a disegnare flettendo. Il vecchio sistema di misurazione non era più sufficiente. Allora è nato il Mast Check System, trasformatosi poi nel famoso IMCS tuttora in uso, il quale permette di misurare anche la curva, oltre alla rigidezza. Per misurare la rigidezza si appoggia l'albero alle estremità e lo si fa flettere attaccandogli un peso di 30 kg al centro. Una particolare formula contente la lunghezza dell'albero e la flessione al centro dà come risultato quel famoso numero 25, 21, 19 ecc. dove un numero più grande indica una rigidezza maggiore. Per indicare la curva si prendono ancora altre due misure, a metà della base e del top, che rapportate alla flessione centrale ci danno delle percentuali che descrivono la curva. Se il centro rappresenta il 100% le percentuali della base si muovono in genere fra il 60% (base rigida) e il 68% (base morbida), mentre per il top ci muoviamo fra il 72% (top rigido) e l'80% (top morbido). Per convenzione un albero con una differenza fra le percentuali di top e base intorno ai 12 punti veniva chiamato constant curve (il più classico è il 64% 76%), mentre una differenza superiore ai 14 punti rappresentava un flex top (classico 62% 78%).
      Un flex top è chiaramente un albero molto rigido nella base e molto flessibile in penna, mentre un constant curve è stato chiamato così, non perché flette come un arco, (è anch'esso un albero rastremato e più flessibile in penna che nella base), ma perché ha una curva più graduale e omogenea, appunto costante. Oggi le denominazioni flex top o constant curve non hanno più molto senso, sia perché non identificano con precisione una curva, come invece lo fanno le percentuali, e perché ormai oggi ci si muove quasi esclusivamente nell'ambito constant, ma con significative differenze fra i vari produttori.
      Ultimamente si è anche iniziato a misurare la curva degli alberi in compressione, perché si ottiene una curva più simile a quella assunta dall'albero in realtà, prendendo misure lungo tutto l'albero, piuttosto che in solo tre punti. Gli addetti ai lavori sentono l'esigenza di un sistema di misurazione più evoluto e probabilmente questa sarà la strada che verrà percorsa in futuro.

      VELOCITA' DI RISPOSTA ELASTICA ( REFLEX)

      Un altro parametro importantissimo per descrivere le caratteristiche di un albero è la misura del reflex. Con questo termine si indica la capacità di risposta dinamica dell'albero. Una volta flesso l'albero, ad esempio da una raffica di vento, con quale velocità torna alla sua posizioni originale? Un numero di reflex più elevato indica una maggiore forza e capacità intrinseca dell'albero, ed è in stretta relazione con la percentuale di carbonio. Può essere un indicatore delle prestazioni dell'albero. E' un dato da prendere con attenzione, nel senso che va analizzato dagli addetti ai lavori e va messo in relazione con le altre caratteristiche dell'albero dal momento che oltre che dalla percentuale di carbonio, dipende anche molto dalla forma dell'albero, dalla sua struttura, dal suo peso e rigidezza.
      Fondamentale è la zona di vincolo con il boma, la sua struttura influenza molto il reflex, infatti un brevetto della Italica è l'albero con l'innesto ribassato vicino all'area di attacco del boma, in questo modo si è ottenuto un notevole miglioramento del reflex grazie a modifiche a livello strutturale. Si può capire allora come possa avere un reflex più elevato un 75% fatto a regola d'arte, rispetto ad un 100% studiato male. Un reflex elevato non significa sempre che il rig si comporterà meglio: ad es. un metodo semplicissimo per aumentare il reflex dell'albero è aumentarne notevolmente la rigidezza, ma il risultato sarà un rig molto faticoso da usare, poco flessibile e poco performante. Il massimo è un albero il più morbido possibile, per il confort, ma con un reflex elevato per mantenere alte le prestazioni. Questo fatto può in parte spiegare il successo degli RDM che a causa della forma flettono molto, ma grazie all'elevato contenuto di carbonio (non solo in percentuale, ma anche in quantità) hanno un ottimo reflex.

      PERCENTUALE CARBONIO

      Ormai si trovano solo alberi in carbonio, eccetto per qualche rig principianti o da bambino, che per motivi di costi sono normalmente equipaggiati con dei semplici alberi in vetroresina o alluminio. Sulle qualità del carbonio non si discute, possiede capacità meccaniche nettamente superiori a altri materiali adatti a costruire alberi da windsurf, quali alluminio o fibra di vetro. A variare è la percentuale di carbonio. In generale si parte con un 30% fino ad arrivare al 100%, la percentuale si riferisce al contenuto in fibra, gli alberi con percentuali inferiori al 100% utilizzano un misto di fibre di carbonio e fibre di vetro. In generale possiamo dire che più alto il contenuto di carbonio, meno materiale sarà necessario a garantire le prestazioni dell'albero attraverso rigidezza e risposta dinamica, e quindi si otterranno alberi più leggeri e dinamici, con prestazioni più elevate e una grande maneggevolezza grazie al peso ridotto. Ma attenzione, non sempre un 100% rappresenta la scelta migliore. L'elevata risposta dinamica non va d'accordo con il confort in andatura: con vento forte o per fare freeride, tante volte è più piacevole usare un po' meno carbonio. Con vento leggero e con vele più grandi non c'è storia, più carbonio è sempre meglio. E' come la differenza fra le tavole race e freeride, con vento leggero è sempre più veloce il race, ma se il vento rinforza e aumenta il chop, può risultare addirittura più veloce il freeride grazie alla maggiore tolleranza. Stiamo comunque sempre parlando di percentuali di carbonio superiori al 50%, perché gli alberi con meno carbonio come unico vantaggio hanno solo il prezzo, per il resto sono pesanti, poco performanti e poco piacevoli da usare.
      Ovviamente nelle onde l'unico 100% adatto è l'RDM, essendo il diametro standard troppo fragile in questa situazione.

      DIAMETRO RIDOTTO

      Negli ultimi anni sono venuti prepotentemente alla ribalta gli alberi a diametro ridotto (RDM, reduced diameter mast). Nati dall'esigenza di creare alberi più robusti per il wave (non è mai piacevole la nuotata che devi fare per tornare a riva con l'albero rotto), via via stanno trovando sempre più spazio anche in altri campi, grazie soprattutto alla tecnologia che li ha molto migliorati rispetto all'inizio, quando erano poco più di un tubo con pochissima risposta e poco performanti. Adesso, la tecnologia prepreg e lo studio di diametri e stratificazione, hanno permesso di produrre degli RDM non solo robusti ma anche ad alte prestazioni. Rispetto agli alberi tradizionali hanno un diametro molto più piccolo nella parte inferiore e uno spessore della parete più grosso. Essendo il diametro il fattore principale che influenza la rigidezza, si contrasta la tendenza degli RDM a flettere maggiormente al centro e in basso, con l'aggiunta di più materiale. Tendenzialmente vengono fatti un po' più rigidi rispetto al pari modello a diametro standard, perché solo con l'aggiunta di materiale non si riesce a compensare il diametro inferiore, per questo motivo si utilizzano soltanto percentuali di carbonio più elevate per assicurare un reflex sufficiente. Con gli RDM la vela va armata in maniera leggermente diversa (con maggiore tensione del caricabbasso e della bugna, anche per compensare il minore "riempimento" della tasca d'albero) e funzionano sicuramente meglio in vele compatibili. Su una vela non dedicata spesso succede che riducono un po' la gamma di utilizzo, planano più tardi e diventando overpowered prima, mentre con le vele dedicate funzionano benissimo. A parte il vantaggio della maggiore robustezza combinata ad un peso ridotto, il loro sempre maggiore successo è da attribuire al feeling particolare che danno, perché fanno ruotare meglio le stecche, perché sono facili da maneggiare e da armare nella vela grazie al diametro ridotto. A tutt'oggi gli RDM vengono usati nelle vele fino ai 6,5 mq, mentre nelle vele più grandi la fanno ancora da padrone i diametri standard, che garantiscono un maggiore reflex e migliori prestazioni con vento leggero.
      E' già in atto la tendenza a usare alberi RDM per vele più grandi, grazie allo sviluppo tecnologico che ha molto migliorato questi alberi.

      COSTRUZIONE, FILAMENT VS PREPREG

      Fino a circa 12 anni fa l'unico metodo produttivo per fabbricare alberi era il cosiddetto filament winding, Nel filament winding i fili di vetro e carbonio passano attraverso un contenitore con la resina e vengono intrecciati da una macchina intorno a uno stampo. Questo metodo di costruzione ha due svantaggi decisivi: 1. i fili di carbonio, che percorrono tutta la lunghezza dell'albero, hanno una diversa densità alle varie sezioni dell'albero (sono più fitti e vicini dove il diametro è più piccolo, al top, e più radi dove è maggiore) rendendo più difficile controllare con precisione le curve e la rigidezza. 2. E' difficile controllare con precisione la quantità di resina applicata, con maggiori tolleranze costruttive e problemi di rottura. Oggi questo metodo viene utilizzato soltanto per gli alberi con percentuali di carbonio più basse.
      Ultimamente il metodo costruttivo più utilizzato è quello con il carbonio preimpregnato, dove l'Italia è leader mondiale. Rispetto al metodo cosiddetto filament winding, presenta dei vantaggi decisivi. La quantità di resina con cui sono impregnate le fibre è sempre estremamente precisa e la quantità di carbonio può essere scelta con precisione in qualsiasi sezione dell'albero. Peso ridotto e un controllo migliore delle curve sono il risultato. Il carbonio si presenta in fogli che vengono tagliati con precisione e secondo forme specifiche con una macchina da taglio computerizzata e poi avvolti intorno ad uno stampo di acciaio, seguendo una stratificazione specifica. Un moderno albero prepreg è molto sofisticato e può avere diversi spessori nelle diverse sezioni, alcuni alberi prodotti dalla Italica hanno uno spessore di 1,5 mm alle estremità e 3mm al centro.
      Anche per quanto riguarda i problemi di rottura, gli alberi in prepreg, grazie alla costruzione più accurata, si comportano sempre meglio. Ormai, a parte il difetto di costruzione, ma qui le statistiche (almeno di Italica) sono molto basse, gli alberi si rompono sempre meno. Le rotture sono praticamente limitate alle condizioni wave molto radicali, ma grazie all'avvento degli RDM, molto meno che in passato, o nel race dove le misure e le tensioni sempre più esasperate dei rig portano vicino al loro limite gli alberi sempre più leggeri.

      QUALE ALBERO CON QUALE VELA

      Questo è un argomento molto importante, perché l'albero influenza in maniera decisiva il buon funzionamento della vela. La cosa più ovvia è naturalmente seguire misura e rigidezza stampate sulla vela, che rappresentano il consiglio del velaio, anche se ormai questi dati sono talmente standardizzati, che tutti gli alberi di quella lunghezza presenti sul mercato, corrisponderebbero alla misura richiesta. Ma stiamo parlando di mille varianti, diametro standard, diametro ridotto, tutte le possibili percentuali di carbonio e tutti quei diversi produttori. Come scegliere allora? Dipende dal grado di finezza con il quale giudicate le prestazioni del vostro rig, sicuramente i requisiti di un atleta di FW saranno diverse da quelle del surfista della domenica. L'atleta arriva addirittura a provare diversi alberi "uguali", dello stesso modello, per trovare il feeling più adatto alle proprie esigenze (da albero a albero ci sono delle piccole tolleranze, che producono sensazioni diverse in chi sa sentirle), mentre il surfista della domenica se ne frega e pensa che qualsiasi "palo" vada bene. Ecco allora dei punti fondamentali a cui fare attenzione:

        Usate l'albero e il modello consigliato e venduto dal produttore (ormai quasi tutti i produttori di vele hanno anche la loro linea di alberi); rappresenta sempre una garanzia, perché la vela in questione è stata tagliata su quell'albero. Fondamentale nel design di una vela è la curva d'albero, cioè quella curva che si vede nella parte anteriore della vela. Questa curva deve essere compatibile con l'albero con il quale si monta la vela. Non è vero che le due curve debbano essere uguali, anzi non lo sono affatto. E' piuttosto la curva disegnata nella vela che influenza il modo in cui flette l'albero quando lo si comprime cazzando il caricabbasso. Pensate che alla fine le modifiche alla curva d'albero di una vela sono dell'ordine di grandezza di pochi millimetri, potete capire quanto alberi diversi producano risultati diversi. Questo discorso è particolarmente importante nel caso di vele con camber, che sono meno tolleranti alle differenze di diametro da albero a albero. Se uno non ha la possibilità di testare vari alberi, è ovviamente meglio ascoltare cosa dicono i progettisti delle vele. Ipoteticamente potrebbero esserci degli alberi diversi, anche di un altro produttore, che funzionano meglio dell'originale, e qualche volta capita, ma se non si ha la possibilità di avere informazioni sicure, magari da parte di qualche esperto, si brancola nel buio.
        Acquistate un albero della lunghezza giusta, sulle vele è sempre indicato l'albero ideale e l'albero compatibile, cercate di stare quanto possibile all'interno di questi parametri. Un albero più lungo è più rigido, e rende la vela molto fisica e faticosa da utilizzare, quindi se state usando la vostra 4,7 con 50 cm di albero che spuntano in alto dal vario top e vi meravigliate che non riuscite a controllare niente con 25 nodi di vento, mentre gli altri si stanno divertendo come pazzi con la stessa misura di vela, potete immaginare perché. Un albero più corto, molto prolungato, è più morbido e può essere una scelta confortevole con vento più forte, anche se, soprattutto se con meno carbonio, perderete un po' di prestazioni con vento più leggero. Va detto che prolungare fino a 45 cm è ok, comunque seguite i consigli del velaio stampati sulla vela
        Acquistate un albero con una percentuale di carbonio superiore al 50% e possibilmente in prepreg. Se vi volete bene e la qualità del tempo passato a navigare vi importa, usate un albero con una alta percentuale di carbonio, soprattutto sulle vele più grandi. Piuttosto risparmiate qualcosa sulla vela, non acquistando l'ultimo modello, ma investite qualcosa anche nell'albero. Il peso ridotto e il reflex maggiore vi faranno planare prima e vi stancherete molto meno, aumentando le uscite e il divertimento. Gli alberi con il 30% di carbonio, a parte per il prezzo, possono avere un senso solo sulle vele piccole, il peso influisce relativamente poco e il reflex basso non è un grosso problema con le condizioni radicali. Per il resto sono molto pesanti e poco performanti
        Se non avete problemi di budget acquistate il migliore albero per la vela, cioè un 100% diametro standard per vele grandi da vento leggero, diciamo dalla 6,5 in su, un RDM 100% per le vele (compatibili) sotto i 6,5. Se usate spesso vele wave piccole prendetevi un albero da 370 cm, standard o RDM a seconda della compatibilità delle vele, non serve il 100%, anzi, un 65%-75% è più indicato nella maggioranza dei casi, che lavora molto meglio sulle vele sotto la 4,5, rispetto al classico 400cm. Voglio anche ricordare che se si acquistano componenti di qualità si ha bisogno di meno materiale perché le prestazioni e il range di utilizzo aumentano.

      IN PRATICA ALLORA?

      Faccio alcuni esempi pratici: prendo me stesso come esempio (174 cm x 74 kg) ho 2 tavole, uno slalom da vento leggero e un wave da 76 litri. Con lo slalom uso una 7,7 m senza camber con il suo albero da 460 cm 100% carbonio e riesco a coprire un range fra i 10 e i 18 nodi di vento. Questo albero con il suo elevato reflex e il peso ridotto, mi fa planare prestissimo, anche perché e leggerissimo e facile da pompare, e mi da le massime prestazioni in un range veramente ampio, il peso ridotto rende un piacere qualsiasi manovra anche con una vela grande come una 7,7m. Con vento sopra i 15 nodi e se ci sono onde uso il wave con la 5,4 e la 4,7 armate con 430 e 400 RDM 100, mentre con la bufera armo la 4,2 e un RDM 65 370 cm, che è un lusso, potrei anche usare il 400. Gli RDM mi danno la massima sicurezza nelle onde a un peso ridotto, il reflex del diametro ridotto mi da un grande confort in andatura e per le manovre sulle onde. Il 400 e il 430 l'ho scelto 100% per le prestazioni migliori con vento più leggero, mentre nella misura 370 preferisco il 65% che perdona un po' di più. Ho un totale di 2 tavole, 4 vele e 4 alberi, con i quali sono perfettamente attrezzato per coprire alle massime prestazioni un range di vento dagli 8 ai 40 nodi, acqua piatta e onde. Se ci pensate non è poi molta attrezzatura. Chi con vento leggero fa freestyle, al posto dell'attrezzatura slalom avrà una tavola, vela e albero freestyle, probabilmente un 430 cm 100% diametro standard o RDM a seconda della vela.
      Ammetto di avere fatto un paio di esempi un po' troppo specialistici, allora ecco la realtà per il più classico utilizzo freeride con una tavola sui 120 140 litri (in base al peso del surfista): una vela compresa fra una 5,5 e una 6,5 con un 75% diametro standard, per il vento più forte, e una vela compresa fra 7,0 e 8,5 con un 75% o meglio un 100% per il vento più leggero, può rappresentare quanto necessario a divertirsi con acqua piatta e in condizioni alla portata di qualunque surfista medio.
      Naturalmente queste sono solo alcune possibilità, ma volevo mostrarvi che con delle scelte oculate e analizzando bene le condizioni in cui si esce, si può limitare la quantità materiale, a favore della qualità dello stesso.

      Concludiamo con una breve intervista a Rossano Bisioli di Italica SpA:

      Bisioli, tu che sei un vero guru degli alberi, cosa ne pensi dei metodi di misurazione e dei dati che vengono scritti dai produttori sugli alberi?
      La sigla I.M.C.S con il numerino accanto 21, 25 ecc. indica solamente la rigidezza dell'albero, mentre la sigla C.C. (Constant Curve) che qualche produttore scrive, senza specificare la percentuale, è un'indicazione troppo generica.
      Anni fa, l'I.M.C.S. è stato universalmente adottato come standard di misurazione degli alberi, da velai e case costruttrici, per aiutare nel momento dell'acquisto l'acquirente (prova della curva e della rigidezza dell'albero).
      La rigidezza (21,25 ecc.) è importante, ma lo sono ancora di più le percentuali della curva.
      Per lo standard di misurazione le due C.C. dovrebbero indicare una curva 64% e 76%, rispetto alla rigidezza centrale; ma anche alberi con le percentuali 62% e 74% o 65% e 77% (che sono completamente diversi) rientrano sotto la denominazione C.C.
      Nell'adesivo dell'albero si dovrebbe scrivere così: 64 %bottom 21 I.M.C.S. 76 %top.

      Quali sono i veri vantaggi del metodo pre-preg?
      Prima di tutto una precisazione: con la parola pre-preg si intende l'utilizzo di tessuti e di unidirezionali di carbonio pre-impregnati di resina.
      C'è una grande differenza nel costruire un albero in pre-preg con tessuti di carbonio e/o ibridi, che costruire un albero con carbonio unidirezionale; il successo dell'albero Italiano è dovuto proprio all'impiego di fibre di Carbonio unidirezionali.
      Per capire la differenza che c'è tra il tessuto di Carbonio ed il Carbonio unidirezionale bisogna pensare che nel primo i fili di Carbonio nei tessuti sono ritorti perché devono passare sopra e sotto i fili della trama e hanno un andamento a zig zag, è così che le loro caratteristiche di rigidezza vengono meno: se si applica una trazione, prima devono raddrizzarsi, poi iniziano a funzionare . Negli unidirezionali i fili di carbonio sono già perfettamente diritti fin da subito, sfruttando così al massimo la loro caratteristica di rigidezza.
      Vantaggi: meno peso, più rigidezza, migliore risposta dinamica, meno rotture.

      Gli alberi RDM sono veramente più robusti o si tratta della solita moda passeggera? E perché sono più robusti?
      Per quanto riguarda la prima domanda sì, sono più robusti, ma la verità è che siamo cresciuti noi costruttori Italiani. La stratificazione sandwich made in Italy (impiego di sole fibre unidirezionali) ha fatto sì che anche un tubo cilindrico come lo skinny potesse prendere vita!Per quanto riguarda il perché sono più robusti, io ho una statistica aggiornata sulle rotture di 50.000 alberi venduti, tutti in pre-preg.Il 90% delle rotture si sono verificate alla base dell'albero ed il 60% di queste, nell'area del boma.Quando stringiamo la maniglia del boma non ci accorgiamo che, chiudendo la levetta con energia, teniamo la sezione dell'albero compressa e continuamente a rischio di piccolissime rotture delle fibre.Questo negli skinny non avviene: abbiamo un adattatore in gomma con lo spessore di 5mm (per adattare la maniglia del boma all'albero) che fa da ammortizzatore.Per me questo è il primo vantaggio, il secondo è il diametro; minor diametro minor rischio di ovalizzazione delle pareti dell'albero.Come ben sappiamo, quando le pareti dell'albero iniziano ad ovalizzarsi, è il momento in cui l'albero è a rischio di rottura.

      E' chiaro a tutti che un albero 100% sia più leggero e bello rispetto ad un 30%, ma secondo te, è sempre necessario spendere tutti quei soldi oppure esistono delle alternative meno costose ma ugualmente valide?
      Sì, ci sono delle alternative che nei prossimi mesi usciranno. Noi (all'Italica) stiamo lavorando non tanto sui materiali, ma sulla forma degli stampi e su nuove stratificazioni adoperando anche materiali meno costosi.
      Risultato: alberi ancora più robusti, performanti, e leggeri ad un prezzo abbastanza contenuto.

      E' vero che più carbonio c'è in un albero, più facilmente si rompe?
      Si, diciamo di sì, perchè il carbonio è come l'acciaio ,che se deformato si rompe;mentre un albero con più quantità di vetro, si piega come il ferro, evitando la rottura.

      Quali sono i segreti di costruzione dell'Italica? Qual è secondo te, tecnicamente, il migliore albero fra quelli che costruisci?
      Ora dico qualcosa che sicuramente non piacerà agli uomini del marketing. A mio avviso gli alberi con una percentuale di Carbonio attorno all'80% sono i migliori ad eccezione degli alberi che misurano oltre i 4.90 Mt. Chiaramente questi alberi devono essere costruiti in pre-preg e con il sistema che sopra vi ho descritto.

      Perché alcuni alberi si rompono senza preavviso, magari in spiaggia?
      Primo motivo: potrebbe esserci un piccolo difetto di costruzione.
      Terzo motivo: l'albero è stato progettato male senza una stratificazione bilanciata.
      Spiego cosa significa stratificazione bilanciata: nel costruire un albero in due pezzi, l'errore più grande che può fare un costruttore di alberi è non mettere la stessa quantità di carbonio unidirezionale nel bottom come nel top.
      Quarto motivo: l'albero in precedenza ha preso un colpo proprio in quel punto incrinando le fibre.
      Quinto motivo: con temperature elevate la resina, che tiene unita la stratificazione, perde una parte delle sue caratteristiche (tenere compattato lo strato di carbonio), così che le fibre non sono più sostenute adeguatamente e l'albero può rompersi.Per questo motivo è importante che il costruttore adoperi resine di qualità e la polimerizzazione del composito non avvenga al di sotto della temperatura di 130°.

      Che differenza c'è fra l'innesto normale e quello invertito (nel top)?
      Se come innesto normale si intende l'innesto integrato nel bottom (la base dell'albero e l'innesto sono costruiti in un pezzo unico e continuo), per me oggi è il miglior sistema per unire un albero in due pezzi.Se l'innesto è incollato, indifferentemente se nella base o nel top, abbiamo sempre un tubo all'interno di un altro tubo che va a creare una curva discontinua.Quello invertito nel top, che ultimamente si è visto negli skinny ed in precedenza negli alberi Powerex, per me ha solo svantaggi!
      Nel caso in cui l'innesto sia incollato, questi sono i suoi svantaggi:

        Dopo un po' di tempo, che si usa l'albero, l'innesto comincia a muoversi (ballare).
        La curva è discontinua a metà dell'albero.
        L'albero pesa di più.
        Se l'innesto è incollato nel top, sicuramente lo svantaggio maggiore è per il costruttore: combinare un innesto cilindrico con una base d'albero conica è più complicato e sconveniente.

      Ci sono diverse qualità di Carbonio? Che risultati producono?
      Si possono trovare dei tessuti o unidirezionali di Carbonio di diversa qualità.Tra le cose più importanti nella scelta del materiale è la qualità dell'impregnazione.Un albero costruito con una buona qualità di tessuti o unidirezionali di Carbonio, sarà più leggero e preciso nella risposta dinamica.

      E' importante che l'albero torni dritto in poco tempo dopo aver disarmato la vela?
      Penso proprio di sì, gli alberi che rimangono storti in modo permanente dopo essere stati disarmati, hanno sicuramente dei problemi. Ad esempio una concentrazione di tessuto di carbonio in zone particolarmente a rischio di rottura, come la giuntura tra il bottom e top.

      Cosa devo fare per avere la massima cura del mio albero?
      Evitare nel modo più assoluto colpi con sassi, rocce e non stringere troppo la maniglia del boma.

      E' vero che dalla produzione escono alberi buoni e alberi meno buoni? Quanto sono alte le tolleranze di produzione e il controllo qualità ?
      Da una produzione di alberi in pre-preg, nel sistema per arrotolamento (wrapping), se non seguita con attenzione, possono risultare alberi non perfettamente rispondenti alle caratteristiche indicate nell'adesivo. Le tolleranze che impongono i nostri clienti sono: da 0 a 5mm. per la misurazione centrale (IMCS) e da 0 a 3mm. per la misura a un quarto e tre quarti (%della curva). Per quanto mi riguarda, noi all'Italica testiamo tutti gli alberi prima di spedirli e rimaniamo all'interno di questi parametri.

      Quanto posso prolungare l'albero al massimo, e quanta prolunga deve stare al minimo dentro l'albero?
      Quanto posso prolungare l'albero? Lo lascio decidere a voi, velai. Quello che posso dire io è che più prolunga metto, meno rigido sarà l'albero. Con esattezza invece, posso rispondere alla seconda domanda: la prolunga deve restare dentro l'albero almeno tre volte il diametro dello stesso. Per esempio se la base dell'albero ha un diametro di 48mm, lo moltiplico per tre e 144mm è la lunghezza minima che la prolunga deve stare dentro l'albero.

      La percentuale di carbonio scritta sugli alberi è sempre vera?
      No! Ma vi posso assicurare che c'è molta correttezza.

      Non sarebbe meglio se tutte le curve fossero uguali?
      Sarebbe meraviglioso per noi costruttori ed anche per gli utenti finali.

      Con quale carico si spezza un albero?
      Se prendiamo come parametro un albero lungo 460cm., l'albero si rompe dopo 190cm. di deformazione (si consideri che in condizioni di normale utilizzo non supera quasi mai un Metro) e 150 Kg. di spinta.

      Cosa ci riserverà il futuro, cosa bolle in pentola all'Italica?
      Il futuro ci riserverà grandi novità: un nuovissimo sistema di stratificazione del composito, che porterà un'ulteriore riduzione del peso, e per contro un aumento della robustezza. Oserei dire che nel prossimo futuro un albero di assoluta qualità costerà qualcosa in meno.

      ROSSANO BISIOLI è una delle persone più competenti in Italia per la costruzione di alberi nella tecnologia pre-preg, con il sistema Wrapping (per arrotolamento). Anzi possiamo proprio dire che ne è stato un vero e proprio pioniere. Più di 12 anni fa ha iniziato come consulente tecnico nelle migliori aziende produttrici, dove ha creato i primi alberi. Adesso lavora come tecnico progettista con la ditta ITALICAspa di Pordenone, uno dei più importanti produttori di alberi. Sotto le sue mani sono passati centinaia di prototipi, sui quali ha sperimentato ogni possibile variazione di stratificazione, diametri degli stampi e metodo di costruzione.

      PETER MUNZLINGER ha disegnato vele per North Sails, Da Kine Hawaii,YES e adesso è designer delle POINT-7, da sempre coinvolto nello sviluppo del rig completo, ha testato e misurato moltissimi alberi. Il progetto di una vela da windsurf è imprescindibile da quello degli alberi, il rig è un'entità che lavora sulla sintonia delle varie componenti. Da sempre assertore della praticità rispetto alle forzature teoriche, anche grazie alla lunga esperienza in acqua, va in windsurf da oltre 25 anni, la sua forza sta nella verifica pratica di tutte le idee.